giovedì 21 novembre 2013

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Un uomo di circa quarant’anni viene verso di me: ha un bicchiere nella mano sinistra, e con le dita dell’altra mano ne accarezza lo stelo mentre i suoi occhi curiosi percorrono per intero la mia figura. Un leggero brivido serpeggia lungo tutto il mio corpo. 
Trattengo il respiro, ora è al mio fianco, non smette di scrutarmi tutta, mi guarda quasi dentro e intanto poggia la mano destra sull’interno della mia coscia. 
Risale prepotente verso il mio inguine, e mentre lentamente sorseggia il liquido ambrato dal suo bicchiere, strizza prepotente le labbra del mio sesso fra il pollice e l’indice e mi guarda negli occhi.
Inconsciamente tendo i muscoli del ventre per il dolore ma non un solo gemito sfugge dalle mie labbra. 
Sostengo imperterrita il suo sguardo, sento il sudore imperlarmi il labbro superiore ma non voglio cedere, non voglio abbassare gli occhi per prima, sono troppo orgogliosa per farlo.
Intanto lui ha mollato la presa, infila la mano nei miei slip, prende lentamente un chicco di uva e dopo averlo strusciato per un po’ sul mio ventre se lo porta alla bocca e lo addenta piano.
Non vorrei staccare i miei occhi dai suoi, ma non ce la faccio più, sono troppo eccitata, guardo il rigonfiamento dei suoi pantaloni e la mia salivazione aumenta automaticamente.
La mia bocca è all’altezza del suo inguine, ne sento quasi il calore mentre  lui, col dito medio disegna dei cerchi sempre più larghi intorno al mio ombelico. Ha le dita imbrattate di me, del mio sudore, del miele che guarnisce la mia pelle.
Io lo guardo e vorrei leccargliele, lui mi guarda e le lecca, poi le infila nel mio slip, e fruga, fruga e tasta. Non posso chiudere le gambe perché ho le caviglie legate. Le mie ancelle sono tornate, sono sui gradini lì vicine e osservano divertite la scena. 
Laura non c’è, Paolo men che meno, e io vorrei fuggire ma non posso. L’uomo ha tolto le mani dal mio sesso e mangia da me appoggiando direttamente la sua bocca al mio corpo.
Ora, anche una donna si avvicina, mi guarda, si china e appoggia le sue calde labbra sulla mia bocca. 
Mi respira, mi bacia, prova a forzare la mia bocca con la lingua e improvvisamente mi vengono in mente le parole di Laura: “Ascolta i segnali del tuo corpo e accogli con gioia tutto il godimento che ne verrà da questa esperienza!
Rincorro con la mente il ricordo delle sue parole e lentamente mi abbandono ai miei sensi, ascolto il mio corpo e ne assecondo le sensazioni. 
Non sono più tesa come una corda di violino, mi sciolgo a quelle mani, a quelle bocche, a quelle persone così assetate e affamate di me.
Come su un altare, offro me stessa, mi apro ancora di più e................


da "COME UN DESSERT" di Adriana Riu ©



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